ANNO 14 n° 119
Giovedì web Tropico 5: un videogame ''pericoloso per la pace''
>>>>>>>> di Samuele Coco <<<<<<<<
07/08/2014 - 00:00

di Samuele Coco

VITERBO - Il governo thailandese ha deciso di bloccare le vendite e la distribuzione del videogame Tropico 5, un celebre gioco gestionale che mette il giocatore nei panni di uno stravagante dittatore in un paese tropicale. Secondo l’ente preposto alla censura di contenuti multimediali, il gioco rappresenta un potenziale pericolo per la pace e l’ordine nel paese.

Per New Era Games, distributore thailandese di Tropico 5, la decisione presa dal governo è quantomeno discutibile. Infatti, il videogame è considerato in tutto il globo come una vera e propria opera satirica che mette il giocatore di fronte a delle semplici scelte economico-politiche.

La satira rappresenta però la chiave di lettura dell’intero videogame. In Tropico 5, infatti, il giocatore può essere un dittatore senza scrupoli, farsi eleggere con voti truccati e trasferire i soldi dei cittadini in conti svizzeri virtuali. Altrimenti è possibile vestire i panni del leader ribelle e guidare il popolo verso la prosperità.

Simon Hellwig, global managing director di Kalypso, editore del gioco, ha dichiarato: ''Siamo dispiaciuti. I precedenti episodi di Tropico hanno avuto un debutto senza problemi in questo stato. Nonostante il videogioco abbia elementi politici realistici, gli scenari e i contenuti sono rappresentati con una chiara ironia che rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica per la serie''.

Le dichiarazioni della società e dei fan del videogioco non hanno avuto seguito. La giunta militare che attualmente è al potere in Thailandia è parsa irremovibile. Purtroppo, la storia passata e recente è piena di esempi di censura come questo. I videogiochi, come i media in generale, possono certamente stimolare reazioni diverse in ogni individuo, ma risulta difficile credere come un videogame dalla natura satirica come Tropico 5 possa essere considerato un pericolo per la pace e l’ordine del paese. Ma d’altronde, si sa, nelle dittature si perde il senso dell’umorismo.





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